Durante gli anni venti del 900’, nei Kabarett della Repubblica di Weimar, fumo e alcol invadevano i locali, mentre lascive ballerine e cantanti invitavano i clienti a divertirsi e dimenticare i problemi del mondo di fuori. Allo stesso tempo in cui l’anima del nazismo si disvelava sempre di più, il presentimento di pericolo incombente che gravava sullo spirito della gente era un motivo in più per svagarsi e andare alla ricerca di una vita bellissima e spensierata. Oggi, cento anni dopo, ci chiediamo cosa può significare trovarsi di fronte ad uno spettacolo di cabaret. Da cosa stiamo scappando noi? Tra pandemie, minacce nucleari, ingiustizie ambientali causate dal cambiamento climatico, non è difficile vivere con lo stesso presentimento che affliggeva le menti degli abitanti della Repubblica di Weimar. Viviamo chiedendoci se arriverà, infine, questo tracollo. O se peggio, rimarremo immobili a guardarci in faccia, mentre la nostra stessa realtà collasserà su sé stessa e una canzone lontana intonerà life is a cabaret, it’s only a cabaret, and I love the cabaret… Accompagnati da una piccola orchestra che riprende la intrigante intimità dei cabaret tedeschi, i nostri interpreti giocheranno su questo, interrogandosi su cosa c’è fuori da questo mondo parallelo e fittizio che loro stessi stanno creando. Un mondo dove non ci sono problemi. Un mondo dove la vita è bellissima. Un mondo da cui qualcuno è stato escluso. Proprio come il nostro. Durante l’esibizione di un cantante di scarso successo, Charlie Saddle, fa la sua prima apparizione sul palcoscenico una donna misteriosa vestita di nero: è Franziska Tripalder, una cantante di Kabarett degli anni 20’. Nonostante sia morta da settanta anni, ha deciso di tornare in vita e perseguitare il povero Charlie perché disgustata dal modo in cui questi ha ridotto il suo repertorio. In un primo momento Charlie accoglie di buon grado la rediviva, grato di poter condividere il palco con una vera stella del Kabarett. Canzone dopo canzone, tuttavia, il comportamento di Franziska diventerà sempre più inquietante, e Charlie comprenderà di correre un serio pericolo. La drammaturgia non toglierà vigore o lucentezza alla musica, protagonista assoluta del nostro redivivo Kabarett. Verranno riproposte le iconiche canzoni di John Kander e Fred Ebb tratte dal celebre musical Cabaret (1966), come Maybe this time, Mein herr, Money, Cabaret, o i meno noti duetti It couldn’t please me more e Married, che raccontano le atmosfere fumose, aggressive e trasgressive di quel tempo quasi fossero citazioni, in un delizioso gioco di falso storico che distilla l’essenza del Kabarett tedesco. Il repertorio viene poi arricchito da brani dell’epoca (Du bist meine Greta Garbo, Haute nacht oder nie, Bei mir bist du schoen, Liebeslied, Peter) in lingua tedesca; i racconti romantici, spensierati, leggeri e malinconici di queste canzoni verranno veicolati da piccole ouverture di testo in italiano armonicamente inserite nella partitura drammaturgica: si coglierà l’essenza di ogni pezzo senza dover rinunciare alla lingua originale, alla sua musica intrinseca, garantendo la comprensione per un pubblico italiano. Infine, come piccole perle incastonate, i brani del grande Kurt Weill, figlio illustre del suo tempo; dalle canzoni in lingua tedesca tratte dalle sue prime opere (Die dreigroschenoper, Mahagonny), alle canzoni del suo periodo americano (Stranger here myself, Youkali, Wie lange noch). FORMAZIONE Drammaturgia di Carlo Galiero Direzione musicale di Alessandro Nidi Speakeasy Kabarett
LO SPETTACOLO
LA DRAMMATURGIA
IL REPERTORIO
Pianoforte: Alessandro Nidi
Clarinetto: Massimo Ferraguti
Corno: Tea Pagliarini
Trombone: Filippo Nidi
Percussioni: Sebastiano Nidi